Conversazione con Vincenzo Balzani, professore emerito dell’Università di Bologna.
Nel 2016 è stato in lizza per il Premio Nobel per la Chimica. È socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei e coordinatore del manifesto “Energia per l’Italia”.
Professor Balzani, la Terra è, allo stato delle cose, l’unico luogo su cui noi esseri umani possiamo vivere. Quanto la stiamo preservando?
Scientificamente parlando, la Terra, con la luce che arriva dal Sole, sarebbe un ecosistema in equilibrio. La grande attività della società umana, soprattutto negli ultimi cento anni, rende instabile questo equilibrio. Assistiamo così ad una continua degradazione del pianeta (il cambiamento climatico ne è un esempio). Stiamo causando, insomma, una progressiva insostenibilità ecologica. Dobbiamo intervenire per arrestare o almeno rallentare questo degrado.
Perché la sfida all’inquinamento ambientale è decisiva per il futuro del nostro pianeta?
In realtà, è decisiva per noi, abitanti della Terra, perché la vita non sarà più possibile in un ambiente troppo degradato. Ma la Terra avrà sempre un suo futuro, anche se non sarà più un luogo in cui vivere.
La strada maestra è quella che prevede una progressiva riduzione del ricorso ai combustibili fossili a favore di un utilizzo sempre maggiore dell’energia solare e di quella eolica?
Progressiva, ma non troppo lenta e, comunque, totale. Purtroppo, ci sono grandi ostacoli perché è una transizione che colpisce molti interessi economici. In particolare, quelli delle grandi compagnie petrolifere come ENI, che opera in sedici nazioni in Africa per estrarre altri combustibili fossili.
Il Sole ed il vento sono le fonti di energia potenzialmente più accessibili e democratiche: quali sono i punti di forza e le criticità che hanno?
Al Sole e al vento possiamo aggiungere l’acqua, fonti di energia cosiddette primarie perché sono quelle che si trovano in natura. Tutte e tre queste fonti energetiche possono essere usate, mediante congegni e apparecchiature costruite dall’uomo (pannelli fotovoltaici, pale eoliche, dighe), per ottenere energia elettrica. Quello di produrre energia elettrica e non calore come accade quando si usano i combustibili fossili è già un notevole punto di forza perché l’energia elettrica può essere convertita con alta efficienza in energia termica e meccanica (e non viceversa). Altro decisivo punto di forza è che, a differenza dei combustibili fossili, l’uso di energia elettrica non causa inquinamento e non produce CO2, il gas serra principale responsabile dei cambiamenti climatici. Quanto alle criticità, dipendono… dalla Terra!
Dipendono dalla Terra, appunto: dando un’occhiata alla tavola periodica, quali sono gli elementi necessari alla costruzione dei dispositivi che consentono la conversione dell’energia solare ed eolica in energia elettrica?
Sole, vento e acqua sono energie primarie che possiamo convertire in energia elettrica. Per convertire la luce del Sole in energia elettrica l’elemento più importante è il silicio, abbondante sulla Terra. Il silicio va purificato, poi “drogato” con altri elementi. Ci sono celle fotovoltaiche più efficienti, ma anche più costose e meno robuste, basate su elementi più rari del silicio. Nelle pale eoliche per convertire l’energia meccanica in energia elettrica è di fondamentale importanza l’uso di magneti molto efficienti basati sul neodimio, un elemento poco abbondante. Elementi poco abbondanti sono utilizzati anche per accumulare l’energia elettrica (ad esempio, il litio nelle batterie) e per convertire l’energia elettrica in idrogeno (elettrolisi dell’acqua) e viceversa (pile a combustibile). In questi casi è di fondamentale importanza la possibilità di riciclare con buona efficienza tutti gli elementi poco abbondanti.
Il nostro Paese possiede queste risorse?
Sostanzialmente no. È quindi di fondamentale importanza la collaborazione ed il commercio internazionale. In Italia, in compenso, siamo più bravi ad utilizzare le risorse per costruire le apparecchiature di conversione.
Vista la folta platea di nazioni interessate, quanto diventa strategico per l’Italia dare una nuova visione alla propria politica industriale e lavorare a nuovi modelli di approvvigionamento di queste materie prime?
Bisogna estendere al massimo le relazioni di collaborazione con altri Paesi, specie quelli ricchi di risorse. L’Italia può metterci la tecnologia. Un tempo le disuguaglianze nelle risorse erano motivo di guerre. È auspicabile che questo non accada più perché, come dicevo all’inizio, il nostro primario dovere è custodire il pianeta, la nostra casa comune.
Professor Vincenzo Balzani
Il tema non è solo ambientale, ma anche culturale ed economico: quanto è decisivo per la nostra società rallentare, ripensare gli stili di vita, puntare su economia circolare e sobrietà dei consumi?
Dobbiamo essere consapevoli che il nostro pianeta è un sistema limitato. Non ha risorse infinite. Questa realtà deve farci capire che la crescita continua e permanente, di cui parlano alcuni economisti, è un mito da sfatare. Quindi dobbiamo ridurre i consumi di beni materiali (possono, invece crescere quelli intellettuali e quelli di relazione) e mutare, particolarmente noi dei Paesi ricchi, lo stile di vita ispirandoci alla sobrietà. Bisogna abbandonare l’economia lineare dell’usa e getta e passare a una economia circolare basata su riparo, riuso, riciclo.
Nella enciclica “Fratelli tutti” papa Francesco spiega che è necessaria una rivoluzione culturale per giungere alla sostenibilità ecologica e sociale. Non basta qualche parziale modifica del rapporto uomo-pianeta o delle relazioni fra le nazioni. Si tratta, invece, di cambiare radicalmente la base su cui poggiano le nostre culture: bisogna accettare e valutare positivamente le diversità, ammettere i propri limiti e riconoscere che dobbiamo vivere tutti assieme nella stessa casa, il pianeta Terra. Quindi, sia le persone che le nazioni debbono passare dal considerarsi semplicemente come abitanti dello stesso pianeta, spesso in competizione commerciale o addirittura in guerra fra loro, al riconoscersi come fratelli che si amano e si stimano.
La sostenibilità ambientale è più facilmente conseguibile nelle grandi città o nei paesi? Potrebbe avere senso promuovere lo spostamento delle persone verso i piccoli comuni?
Penso che la sostenibilità ambientale sia più facilmente conseguibile nei paesi, specialmente se non è necessario un uso frequente dei trasporti e, naturalmente, se c’è una buona connessione internet. Quindi, in generale, promuovere lo spostamento delle persone verso i piccoli comuni potrebbe aver senso, ma penso che si dovrebbe esaminare la situazione specifica di ogni singolo caso.
Negli ultimi due anni, per specifiche categorie professionali, abbiamo assistito all’affermazione dello smart working: un nuovo approccio al lavoro che vada in questa direzione potrebbe contribuire al contenimento delle emissioni inquinanti e favorire il ripopolamento dei piccoli centri?
Certamente sì, favorirebbe sia la sostenibilità ecologica che quella sociale.
Quanto è importante sensibilizzare ed educare al rispetto e alla tutela della bellezza dei luoghi e dei paesaggi?
Penso sia fra le cose più importanti sulle quali prima la famiglia, poi la scuola e, sempre, la società dovrebbero insistere perché il rispetto e la tutela della bellezza dei luoghi e dei paesaggi è uno dei maggiori problemi ecologici ed ha anche un forte impatto sociale.
Quali sono i suoi luoghi o paesaggi del cuore? E perché lo sono diventati?
Dove sono nato, dove ho giocato a calcio per strada, e le scuole che ho frequentato. In particolare, una di queste, il liceo scientifico di Forlì, dove ho incontrato la ragazza che poi è diventata mia moglie.